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Il pazzo volo di Rudolf Hess

Hitler e Rudolf Hess
 

La notte di luna piena del 10 maggio 1941, un sabato, Londra subì una delle più terribili incursioni aeree della guerra. Cinquecento bombardieri tedeschi, decollati fra le 20 e le 24, spianarono in poche ore una zona della capitale vasta 3 km². Il violentissimo attacco doveva mascherare i preparativi all’est per l’aggressione dell’unione sovietica, fissata per il 21 giugno e la lasciar credere che Hitler aveva ancora intenzione di invadere l’Inghilterra.

Mentre la prima ondata di aerei sganciava bombe dirompenti sulla City, un Messerschmitt 110, disarmato e con la croce uncinata dipinta sotto le ali, penetrava solitario nel cielo della Scozia e sorvolava Glasgow: all’altezza di Dungabel House, un castello di pietra appartenente al primo duca di Hamilton, il pilota si gettava col paracadute e cinque minuti più tardi veniva catturato da un reparto della protezione civile.
Alla stessa ora, Winston Churchill trascorreva il weekend a Ditcheley Park, nell’Oxfordshire. Churchill, in una sala a pianterreno dell’antica villa, avvolto in una splendida vestaglia di seta rossa e oro, assisteva alla proiezione di un film comico quando la sua segretaria gli consegnò il messaggio urgente di Dowining Street : "Rudolph Hess è sceso in Scozia", diceva. 

Churchill lesse lentamente ed ebbe un istante di incredulità, poi mormorò: "Il verme è nella mela". 

Cominciava così il caso di "Rudolf Hess", il delfino di Hitler che, con quello strano volo, ("pazzesco" secondo Hitler, ingenuo a parere degli storici contemporanei) voleva cercare di convincere gli inglesi a fare la pace con la Germania e aggredire insieme l’unione sovietica. Hess, condannato all'ergastolo nel processo di Norimberga, fu l’unico prigioniero a rimanere rinchiuso nel carcere di Spandau nel settore britannico di berlino.


Una lettera nascosta nel giocattolo di Buzz (figlio di Hess)

La partenza è fissata al tardo pomeriggio, in una bella e chiara giornata del 10 maggio 1941. Dopo aver pranzato con Rosenberg, trascorre qualche ora con la moglie Ilse, malata. 

La lettera che invierà ad Hitler, comincia con le famose parole: “Mein Fuhrer quando riceverai questa lettera sarò in Inghilterra …”. 

Di questa, fece una copia destinata alla moglie e poiché voleva che la trovasse e la leggesse soltanto dopo la sua partenza. Così, la infilò una busta e la nascose nel giocattolo preferito del figlio.

Alle 17 lascia la villa dicendo di aver ricevuto una chiamata urgente da Berlino dove doveva urgentemente presentarsi.

Torna presto, Buzz sentirà la tua mancanza.” Disse la moglie.

Con la Mercedes e 5 litri e mezzo di carburante, accompagnato dal suo aiutante, Hess raggiungere le officine Augusta dove il direttore lo attende per affidargli il “ME-110”.

Il volo dura quattro ore. Indossa tuta, casco e stivalone di soffice cuoio nero.

Ha in tasca un foglio con l'indirizzo del Duca di Hamilton, una piccola siringa ipodermica, una scatola piatta contenente un assortimento di medicine omeopatiche, l’orologio, macchina fotografica. Nell’interno della giubba custodisce, cucito sulla stoffa, il biglietto da visita di Haushofer.

Alle 22, giunto sopra il castello del duca, si lancia col paracadute ma per prendere terra si sloga una caviglia. Catturato dalla protezione civile, viene condotto prima in una casa del luogo e poi all’ospedale. 

Si presenta come capitano LuftWaffe Alfred Horn, pseudonimo scelto mettendo assieme il nome del fratello, il cognome del secondo marito della suocera.

“Voglio parlare con il duca di Hamilton” dice.

Il duca in quel momento è al comando di una pattuglia della RAF e sta dando la caccia al fantomatico ME-110 comparso nel cielo di Glasgow e subito dopo sparito verso nord. 

Appena Hamilton torna alla base ed è avvisato, corre all’ospedale. 

Hess, in pigiama, con la barba lunga, pallidissimo, ancora sotto lo shock della dell’avventura, gli chiede in inglese:

Non mi riconosce? Sono Hess, il ministro del Reich”.

Il duca scuote la testa, incredulo. Esce e avverte Downing Street e il governo.

 

 

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