mercoledì 14 agosto 2024

L'esercito imperiale giapponese teneva schiave sessuali

 Fotografia di una donna di conforto intervistata da un soldato dell'Impero britannico (1945)

 

Il trattamento riservato alle donne dall'esercito giapponese è uno degli aspetti più inquietanti della seconda guerra mondiale. I numeri esatti sono molto ambigui, ma alcuni storici ritengono che fino a 200.000 donne siano state costrette alla schiavitù sessuale.

Il novanta percento di queste schiave, comunemente chiamate "donne di conforto", proveniva dalla Corea, che era sotto il controllo giapponese tra il 1910 e il 1945. Altre donne di conforto provenivano da Taiwan, Cina, Filippine, Indonesia, Vietnam e Paesi Bassi. La maggior parte del reclutamento era ingannevole, con i giapponesi che facevano false promesse di paga dignitosa, cibo e vestiti.
Circa un terzo delle donne di conforto morì (alcune a causa del suicidio) a causa degli abusi mentali e fisici subiti. Oltre ai favori sessuali, erano costrette a pulire, cucinare, lavare e svolgere lavori manuali.
C'erano tre ragioni principali alla base di questa pratica barbara:

L'esercito giapponese voleva creare un grande sistema che potesse fornire ai propri soldati una liberazione sessuale.
Si sapeva che le prostitute giapponesi erano portatrici di malattie sessuali, mentre le donne coreane provenivano da una società che enfatizzava la castità, quindi le possibilità di trasmettere malattie sessuali erano scarse.
Consentire ai soldati dell'esercito imperiale di usare i bordelli locali era un rischio per la sicurezza, mentre il sistema delle donne di conforto teneva tutte le prostitute all'interno di un unico sistema, impedendo loro di far trapelare segreti.
L'uso delle donne di conforto nell'esercito giapponese iniziò nel 1932 e rimase in funzione fino alla fine della seconda guerra mondiale.

 

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